Alle soglie dei cinquant’anni, Lev Tolstoj abbandona il mondo e si ritira nel suo eremo di Jàsnaja-Poljana a lavorare la terra. Una esistenza semplice, ispirata alla pura dottrina cristiana, la rinunzia alle ricchezze terrene, la bontà verso tutti gli esseri viventi, il lavoro, la sobrietà, la castità: ecco, in brevi tratti, la filosofia della sua nuova vita. A questa concezione idealistica, anzi religiosa, il sommo scrittore russo si ispira, naturalmente, anche nel trattare il grande problema dell’amore. Tolstoj è sopra tutto un moralista, e come tale combatte non soltanto il vizio, l’abuso od il pervertimento erotico, ma anche la semplice ricerca del piacere sessuale. Amore è, per lui, sinonimo di bontà, di affetto esteso a tutti gli esseri umani.